L'enattivismo (o enactivismo) è un approccio teorico interdisciplinare che si colloca all'incrocio tra filosofia, scienze cognitive e fenomenologia. Questo paradigma sostiene che la mente, la conoscenza e la percezione emergano attraverso l'interazione attiva tra un organismo e il suo ambiente. Non si tratta di un semplice processo di rappresentazione passiva del mondo esterno, ma di una co-costruzione dinamica della realtà attraverso l'azione.
Embodiment (incorporazione)
La cognizione non risiede solo nel cervello, ma è profondamente radicata nel corpo. L'interazione fisica e sensoriale con l'ambiente è fondamentale per costruire significati.
Co-determinazione
La conoscenza non è qualcosa di "dentro" o "fuori" l'organismo, ma emerge dal dialogo continuo tra l'organismo e il suo ambiente. L'agente cognitivo non è un osservatore passivo, ma un attore che modifica il mondo mentre lo percepisce.
Senso e significato emergenti
La percezione non consiste nel "copiare" la realtà oggettiva, ma nel costruire senso. Ciò significa che il mondo percepito dipende sia dalle caratteristiche dell'organismo sia dalla sua relazione dinamica con l'ambiente.
Autopoiesi
L'enattivismo trae ispirazione dalla biologia autopoietica, introdotta da Maturana e Varela, che definisce gli esseri viventi come sistemi auto-organizzanti in grado di mantenere la propria identità nel tempo attraverso l'interazione con l'ambiente.
Il termine enattivismo è stato introdotto da Francisco Varela, Evan Thompson e Eleanor Rosch nel loro libro The Embodied Mind (1991). Gli autori hanno integrato concetti della biologia, della fenomenologia di Husserl e Merleau-Ponty, e delle scienze cognitive, creando una prospettiva alternativa alla visione tradizionale cognitivista, che vedeva la mente come un elaboratore di informazioni simile a un computer.