“Appartenere” e “condividere” sono due verbi che appaiono spesso nello stesso campo semantico, ma non coincidono: si sostengono a vicenda in un circolo virtuoso che coinvolge identità, relazioni e valori. Proviamo a mettere a fuoco i principali punti di contatto.
Verbo | Etimo latino | Idea di fondo |
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appartenere | ad-pertinere → “tendere verso, essere parte di” | legame di inclusione (si è di qualcuno/qualcosa) |
condividere | cum-dividere → “dividere con” | atto di circolazione (si mette in comune ciò che si ha) |
Già l’etimologia suggerisce la trama: appartenenza = collocazione in un insieme; condivisione = movimento di risorse, idee o emozioni all’interno di quell’insieme.
Bisogno di identità (appartenere)
Nella teoria dell’identità sociale (Tajfel, Turner) l’essere parte di un gruppo fornisce autostima e orientamento.
Senza un minimo senso di “noi”, l’individuo fatica a dare significato a ciò che possiede o conosce.
Bisogno di reciprocità (condividere)
Secondo la regola della reciprocità (Gouldner) lo scambio fa durare i legami.
Condividere crea obblighi morali positivi (“do ut des”) che alimentano la coesione.
Ciclo di rinforzo
Appartengo → mi fido → condivido.
Condivido → partecipo → mi sento più incluso.
Contesto | Come si intrecciano |
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Famiglia | Il “noi” familiare nasce dalla condivisione quotidiana di spazi, storie, regole; a sua volta l’essere “figlio/sorella…” motiva a condividere cura e responsabilità. |
Community online | Il follow/subscribe comunica appartenenza, ma è la condivisione (post, like, commenti) che la rende viva; senza traffico di contenuti, l’“appartenenza” resta nominale. |
Gruppi di lavoro | Sentirsi parte del team facilita la diffusione di conoscenze tacite; briefing e feedback rafforzano l’identità di team. |
Cultura e patrimoni | Chi si riconosce in una tradizione è più incline a trasmetterla; la trasmissione stessa (feste, riti, opere) rinnova il senso di appartenenza collettivo. |
Si può appartenere senza condividere
– membri “fantasma” di un gruppo Facebook; cittadini che non partecipano alla vita civica.
Si può condividere senza appartenere
– scambio puramente economico (mercato); info-sharing fra sconosciuti su una piattaforma P2P.
In entrambi i casi però la relazione rimane potenziale: l’atto mancante (condividere o appartenere) può rafforzare o indebolire l’altro.
Inclusione autentica: promuovere la condivisione di risorse e potere, non solo di slogan, per trasformare l’appartenenza formale in esperienza vissuta.
Responsabilità: ciò che si condivide dentro un gruppo riverbera fuori; la cyber-propaganda mostra come appartenenza distorta condivisione virale possano amplificare conflitti.
Sostenibilità: economie circolari e beni comuni funzionano solo se l’identità comunitaria (appartenere) incontra prassi di cura e accesso aperto (condividere).
Appartenere dà il perimetro del “noi”; condividere mette in moto la circolazione che quel “noi” alimenta.
Dove uno manca, l’altro appassisce; dove entrambi operano, fioriscono fiducia, conoscenza e solidarietà.
Così, la relazione fra i due concetti non è di equivalenza ma di co-dipendenza: l’uno definisce il contesto, l’altro lo rende effettivo.