Condividere e imitare sono due verbi che appartengono allo stesso “circuito” del comportamento sociale, ma ne occupano punti diversi:
Condividere | Imitare | |
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Azione di base | Trasmettere qualcosa che già possiedo (informazioni, emozioni, risorse). | Riprodurre qualcosa che osservo in un altro (gesti, idee, prodotti). |
Direzione | Dal sé verso gli altri. | Dagli altri verso il sé (e poi di nuovo verso altri). |
Intenzione tipica | Cooperare, far sapere, mettere in comune. | Apprendere, appartenere, competere, a volte innovare. |
Risultato sociale | Aumenta la disponibilità di contenuti. | Aumenta la ridondanza (repliche) e la variazione (adattamenti) di quei contenuti. |
Imitazione come “motore” della condivisione culturale
Nei neonati: imitano i gesti dei caregiver e, in questo modo, acquisiscono le basi del linguaggio che poi condivideranno con altri.
Nelle reti sociali: il “ritwittare” è imitazione della forma (stesso testo/link) ma produce condivisione al pubblico del retweeter.
Condivisione che abilita nuova imitazione
Ogni volta che rendo pubblico un’idea (condivido), aumento la probabilità che qualcuno la veda e la replichi (imitazione).
Pensiamo ai tutorial su YouTube: condividere → spiegare; imitare → rifare il trucco, il riff di chitarra, la ricetta.
Ricircolo: imitazione↔condivisione
Da una copia fedele (imitazione) può nascere una variante creativa; se la variante viene di nuovo condivisa, diventa modello per ulteriori imitazioni. È il ciclo evolutivo dei meme (in senso dawkinsiano).
Volontarietà: condividere può essere deliberato (“posto una foto”), imitare spesso è anche pre-riflessivo (ad es. mimica facciale).
Originalità: condividere non richiede cambiamento del contenuto; imitare può implicare micro-mutazioni (accento, stile, formato).
Normatività: molti codici sociali premiano la condivisione (generosità) ma guardano con sospetto l’imitazione se percepita come plagio; eppure l’imitazione rimane la via maestra dell’apprendimento.
Neuroscienze: i neuroni specchio mostrano che l’osservazione di un’azione attiva circuiti pronti a riprodurla; ma perché l’azione si diffonda serve un contesto in cui sia condivisibile (visibile, riconoscibile, valutata positivamente).
Antropologia culturale: Marcel Mauss parlava di “tecniche del corpo” passate da maestro ad allievo (imitazione) e poi diffuse nel gruppo (condivisione).
Filosofia del desiderio mimetico (René Girard): ciò che condividiamo non è solo l’oggetto del desiderio ma la forma del desiderare, appresa per imitazione.
Imitare è la meccanica con cui l’individuo acquisisce un modello.
Condividere è la logistica con cui il modello circola nella collettività.
Senza imitazione, la condivisione resterebbe un flusso unidirezionale sterile; senza condivisione, l’imitazione non troverebbe materia da copiare. I due concetti, quindi, formano un circuito ricorsivo che alimenta l’evoluzione culturale, dall’apprendimento infantile alle mode di TikTok.