Relazione tra "Attacco/fuga" e "Ansia"

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Relazione tra Attacco/fuga e Ansia

In ambito psicologico, i concetti di “attacco/fuga” (fight-or-flight) e di “ansia” sono strettamente interconnessi, pur riferendosi a fenomeni leggermente diversi:

  1. Risposta fisiologica vs. stato emotivo

    • La reazione “attacco/fuga” (fight-or-flight) descrive un meccanismo di risposta automatico e primordiale del sistema nervoso simpatico, attivato quando l’organismo percepisce un pericolo (reale o immaginato). Fu originariamente descritto da Walter Cannon, che sottolineò come questa risposta prepari il corpo ad affrontare la minaccia (attacco) o a mettersi in salvo (fuga).
    • L’ansia, invece, è uno stato emotivo caratterizzato da preoccupazione, apprensione e allerta verso potenziali minacce future o situazioni percepite come pericolose. Sebbene coinvolga reazioni fisiologiche simili (ad esempio accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, tensione muscolare), è tipicamente più duratura e orientata al futuro rispetto alla risposta immediata di “attacco/fuga”.
  2. Attivazione e mantenimento

    • Quando proviamo ansia, il nostro corpo può entrare in una condizione di iperattivazione (o “iper-arousal”), cioè rilasciare ormoni dello stress (adrenalina e cortisolo) che preparano all’azione. Questa condizione fisiologica è la stessa che si attiva di fronte a un pericolo imminente con la reazione di “attacco/fuga”.
    • Nel caso dell’ansia, tuttavia, lo stimolo minaccioso può essere vago o percepito più a lungo, causando un’attivazione prolungata del sistema nervoso simpatico. In tal modo, lo stato di allerta non si risolve rapidamente come avviene nella fuga o in un’azione di difesa, ma persiste, dando luogo a sintomi di preoccupazione continua, tensione cronica e ipervigilanza.
  3. Adattamento vs. disfunzionalità

    • La risposta di attacco/fuga è un meccanismo adattivo: se ci troviamo in una situazione di reale pericolo, l’attivazione rapida del corpo aumenta le probabilità di sopravvivenza.
    • L’ansia, in una certa misura, può anch’essa essere utile, poiché ci mette in allerta e ci spinge a preparaci meglio di fronte a potenziali problemi. Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva, cronica o sproporzionata rispetto alle circostanze, si trasforma in una condizione patologica (ad esempio i disturbi d’ansia), portando disfunzioni e limitazioni nella vita quotidiana.
  4. Ciclo di retroalimentazione

    • L’ansia, percepita come spiacevole e minacciosa in sé, può a sua volta innescare la risposta di “attacco/fuga”. In altre parole, la persona si sente in uno stato di pericolo non solo per l’ambiente, ma anche per il proprio stato interno di agitazione e ansia.
    • Questo crea un circolo vizioso: l’ansia induce i sintomi fisici dello stress (tachicardia, tremore, sudorazione), i quali vengono percepiti come segnali di imminente catastrofe, intensificando così lo stato ansioso.
  5. Ruolo della regolazione emotiva e dell’interpretazione cognitiva

    • Le interpretazioni cognitive giocano un ruolo cruciale: se la persona percepisce determinati segnali corporei come minacciosi o incontrollabili, si attiva una risposta ansiosa che può ulteriormente alimentare la reazione fisica di “attacco/fuga”.
    • Tecniche di rilassamento, mindfulness, terapia cognitivo-comportamentale e altre strategie di gestione dello stress mirano proprio a “spezzare” questo circolo, insegnando a riconoscere, normalizzare e regolare le sensazioni di allerta e di ansia, riducendo la necessità di una costante reazione di difesa.

In sintesi: l’ansia può essere vista come una condizione emotiva che, quando diventa intensa, richiama e mantiene attivo il meccanismo fisiologico di “attacco/fuga”. Mentre la risposta di “attacco/fuga” è un riflesso di sopravvivenza a breve termine, l’ansia rappresenta un vissuto più prolungato e focalizzato anche su minacce potenziali o future. Entrambi i processi sono naturali e utili entro certi limiti, ma possono diventare disfunzionali quando l’attivazione o la preoccupazione si protraggono senza soluzione, andando a minare il benessere psicofisico della persona.