APPENDICE: Poter scegliere: un'indagine psicologica e filosofica
Il potere di scegliere è una facoltà che percepiamo come intrinsecamente umana. Scegliere significa poter orientare la propria esistenza, modellarla secondo una direzione consapevole, o almeno presunta tale. Tuttavia, questa capacità, apparentemente semplice e quotidiana, nasconde una complessità profonda, che coinvolge sia la sfera psicologica sia quella filosofica.
La scelta come manifestazione del Sé
In psicologia esistenziale, il potere di scegliere è visto come una manifestazione della libertà individuale. Viktor Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento e fondatore della logoterapia, afferma che l'uomo è spinto dalla volontà di significato, e che ogni scelta è un modo per orientarsi verso ciò che dà senso alla propria esistenza. Allo stesso modo, Rollo May sottolinea che la libertà non è semplicemente assenza di costrizione, ma capacità di autoaffermazione.
Tuttavia, secondo Carl Gustav Jung, molte delle nostre scelte sono dirette da forze interiori di cui non siamo consapevoli. L'Ombra, l'insieme degli aspetti rimossi o non riconosciuti del nostro essere, agisce spesso come motore nascosto delle nostre decisioni. La libertà autentica, per Jung, nasce solo dalla conoscenza e dall'integrazione di queste parti oscure.
La condanna della libertà
Jean-Paul Sartre, nel solco dell'esistenzialismo, afferma che l'uomo è "condannato a essere libero". Questa affermazione paradossale suggerisce che non possiamo evitare la libertà di scelta: anche rifiutare di scegliere è, in ultima analisi, una scelta. Ma proprio questa libertà totale espone all'angoscia. Non esistono appigli esterni, norme eterne, che possano guidarci con certezza. L'individuo è costretto a inventare se stesso attraverso le proprie decisioni.
Heidegger, con un linguaggio più ontologico, definisce la libertà come apertura all'Essere, come capacità di assumere consapevolmente la propria finitezza e la propria morte. Scegliere è allora un atto di autenticità, che ci costringe a riconoscere che il tempo è limitato, e che ogni decisione è un'espressione unica e irripetibile della nostra esistenza.
L'ambivalenza della scelta
La psicologia contemporanea ha messo in luce le contraddizioni insite nella libertà di scelta. Barry Schwartz, nel suo libro The Paradox of Choice, mostra come un eccesso di opzioni possa generare paralisi, insoddisfazione, ansia. Il soggetto moderno si trova spesso schiacciato non dalla mancanza di alternative, ma dal loro eccesso.
In parallelo, i filosofi della Scuola di Francoforte, come Adorno e Horkheimer, hanno criticato l'illusione della libertà nel mondo capitalistico. La scelta, in molti casi, è solo apparente: selezioniamo tra opzioni già confezionate, in un contesto che indirizza i desideri, le aspettative e persino le identità. La libertà diventa così un simulacro, funzionale al mantenimento dell'ordine sociale.
Etica e limite nella scelta
Kierkegaard distingue tra vita estetica e vita etica. Nella prima, si cerca di evitare l'impegno, rifugiandosi nella molteplicità delle possibilità. Nella seconda, si sceglie se stessi in modo radicale, assumendo la responsabilità delle proprie decisioni. La scelta, allora, non è tra oggetti o comportamenti, ma tra modalità di esistenza.
Levinas porta questa riflessione ancora oltre: la vera scelta nasce nel volto dell'altro, nella sua chiamata etica. La libertà autentica non è egocentrica, ma relazionale: siamo già responsabili, prima ancora di scegliere. Hans Jonas, infine, introduce un'etica della responsabilità che include le generazioni future e il mondo naturale: il potere di scegliere comporta il dovere di limitarsi.
L'inconscio e l'illusione della scelta
Freud ha mostrato come molti atti apparentemente liberi siano in realtà determinati da desideri inconsci, da conflitti irrisolti, da schemi ripetitivi.