Nel panorama filosofico e psicologico, i concetti di istinto e di volontà sono stati interpretati in molti modi differenti, ma in linea generale si possono delineare alcuni tratti distintivi e punti di contatto:
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Istinto come spinta “naturale”
- L’istinto è spesso inteso come la forza primordiale, automatica, che guida l’essere vivente verso determinati comportamenti.
- È una tendenza innata e “cieca”, che opera al di fuori (o al di sotto) della sfera della deliberazione razionale e della coscienza piena.
- Nel contesto biologico ed etologico (lo studio del comportamento animale), l’istinto si manifesta come risposta immediata a stimoli o situazioni specifiche: ad esempio, l’istinto di sopravvivenza, l’istinto materno, l’istinto sessuale, ecc.
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Volontà come atto “consapevole”
- La volontà, al contrario, è generalmente riferita alla capacità di deliberare e di decidere, a un livello consapevole o almeno parzialmente cosciente.
- È un atto intenzionale: implica uno scopo, un fine, e la determinazione a raggiungerlo.
- Nell’ambito filosofico occidentale, soprattutto a partire da pensatori come Schopenhauer e Nietzsche, la “volontà” assume talora una connotazione metafisica o “profonda”: in Schopenhauer è la forza essenziale del mondo (la “volontà di vivere”), in Nietzsche diventa “volontà di potenza” come spinta creativa ed espansiva.
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Rapporto e intreccio tra istinto e volontà
- In alcune teorie, l’istinto è considerato la base o la “materia prima” su cui la volontà e la ragione lavorano. Freud, ad esempio, parla di pulsioni (che sono concettualmente vicine all’idea di “istinto”) come le spinte fondamentali dell’Es, che poi vengono regolate e trasformate dall’Io e dal Super-Io.
- Altre volte, l’istinto è visto come qualcosa che può opporsi alla volontà, creando conflitti interni. La volontà può cercare di “controllare” o “reprimere” gli istinti.
- In una prospettiva più armonizzata, la volontà può rafforzare o canalizzare le spinte istintuali verso obiettivi precisi: in questo caso l’istinto diventa energia grezza, mentre la volontà organizza e finalizza quell’energia.
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Differenze di consapevolezza e libertà
- L’istinto opera in gran parte in modo inconscio o semi-inconscio, non facendo ricorso al ragionamento.
- La volontà, invece, richiede una certa autocoscienza: presuppone la facoltà di scegliere e di porsi un fine, quindi implica la possibilità di cambiare rotta o di frenare l’impulso istintivo.
- Sul piano della libertà, l’istinto appare come una necessità biologica o un impulso “dato”, mentre la volontà (sebbene possa anche essere condizionata da fattori esterni e interni) si presenta come lo spazio di manovra soggettivo in cui l’individuo può decidere.
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Sintesi
- In molti sistemi di pensiero, l’istinto e la volontà non si contrappongono in modo assoluto, bensì coesistono e si modulano a vicenda.
- L’istinto fornisce la spinta vitale e l’energia primaria: la volontà orienta, organizza e in parte trascende o sublima le pulsioni.
- Gli squilibri avvengono sia quando l’istinto soverchia la volontà (comportamenti impulsivi e incontrollati), sia quando la volontà cerca di soffocare l’istinto in modo eccessivo (generando repressione e tensione interna).
In conclusione, l’istinto è il motore originario delle nostre spinte e azioni, la volontà è la facoltà che consente di dare un indirizzo a queste spinte, di orientarle secondo scopi che possiamo riconoscere e scegliere consapevolmente.